"ma hanno mai avuto in regalo una bici?"
Leggo sempre con piacere le vostre inziative, anche se per adesso non ho partecipato a nessuna delle vs. cicloescursioni.
Il
mio amore per la bici nasce tanti anni fa quando per il mio
ottavo compleanno mio padre mi regalò la mia prima bicicletta, non una
graziella ma una normalissima bici di quelle che ti devono durare anni,
che crescono con te basta alzare manubrio e sellino e il gioco è fatto.
Questo non fa di me una persona speciale e nemmeno il regalo è un
regalo particolare se non per un piccolo fatto era il 1967 ed io
abitavo (ed abito tutt'ora) in campagna, sulle colline sopra Firenze.
La bici è stato il mio primo amore, mi permetteva di allargare i miei
orizzonti geografici, potevo andare a trovare i miei amici senza dover
chiedere ai miei genitori di accompagnarmi od aspettare i rari mezzi
pubblici. La usavo anche in inverno, ma l'estate era il periodo in cui
i confini dettati dai miei genitori non esistevano più. La scuola
finiva i primi di giugno ed iniziavano le vacanze e che vacanze fino a
settembre. Arrivavano dalla città i "villeggianti" e quindi i miei
amici, naturalmente anche loro possedevano una bici, c'era già chi
aveva (naturalmente i maschi) la bici con il cambio, ruote leggere con
i raggi fini che sembravano capelli, sellini anatomici e telai
alleggeriti da varie modifiche, c'era anche chi sfoggiava le
"grazzielle" con le ruote piccole scomodissime per girare in campagna,
chi aveva la prima bici da cross ruote tassellate sella lunga con
poggia schiena (ci si poteva andare anche in due!), tutti uniti dalla
voglia di girare il più possibile sulle due ruote a scoprire nuovi
orizzonti, a scalare le salite più ardue, conquistare il traguardo. Le
nostre mete Monte Morello e Monte Senario che ci vedevano arrivare in
cima senza scendere mai dalla bici e con il sedere piantato sul
sellino, paonazzi in viso con le magliette appiccicate sulla pelle, per
finire straiati sui prati stanchi e soddisfatti. Poi il premio del
ritorno, discesce a "tutta birra", a gambe larghe lontane dai pedali,
capelli al vento e il sudore che si asciugava sulla pelle, ed era
sempre gara aperta ma con spirito di amicizia, spesso ci scabiavamo le
bici per vedere se la velocità dipendeva solo dal mezzo o dal ciclista,
aspettavamo chi rimaneva indietro o chi era in difficoltà, ci si
azzuffava come gatti sull'arrivo a due per stabilire il vincitore per
finire davanti alla "bottega" del paese a mangiare un rigoroso
"ghiacciolo" che freddava i bollenti spiriti, pensare non ci siamo mai
ammalati. Dimenticavo porto ancora i segni di vecchie cicatrici sui
ginocchi, si perchè in queste gloriose pedalate, non mancavano cadute e
capitomboli, sbraciolature da asfalto con i sassolini da rimuovere una
volta arrivati a casa.
Negli anni il mio
amore per la bici è rimasto immutato, abitando in campagna la mia vita
sociale scolastica e lavorativa si è sempre svolta a Firenze, ho sempre
usato i mezzi pubblici per arrivare in città e da lì compagna
inseparabile, la bici, o meglio le bici nuove, usate, più volte rubate,
ne ricordo una vecchissima di mio padre che anche lui usava per andare
a lavoro, poi passata a me, con i parafanghi di ottone, poi ruggine e
tante altre, per arrivare a quella di adesso "la celeste" bici presa in
prestito dalla sorella di un collega la quale abita alle awai, tanto a
lei non serve. La mattina mi alzo prendo la mia auto mi fermo nel primo
posteggio scambiatore (Pian di San Bartolo), prendo il primo mezzo
pubblico che passa, scendo in P.za della Libertà dove mi aspetta la
celeste, che mi accompagna in centro dove lavoro. Fino a qualche giorno
fà assicuravo la celeste dove capitava, alle rare rastrelliere,
legandola a pali o inferiate cercando di rispettare e senza
intralciare il traffico pedonale, ma le rastrelliere a disposizione
sono insufficenti e giustamente strapiene, senza contare quelle a
molla gigante dove si possono mettere già poche bici, che spesso sono
posizionate a filo marciapiede in modo da ridurre ulteriormente la
possibilità di posteggio, tutto questo per arrivare alla rimozione
forzata! Mi chiedo questi signori hanno mai avuto in regalo una bici?
hanno mai assaporato la gioia di vedere il mondo pedalando? hanno mai
percorso le ancora poche piste ciclabili invase spesso da motorini e
dove ultimamente vi si posteggiano le auto e dove i pedoni ti mandano a
quel paese? credo proprio di no.
Scusandomi di questa mia lunga mail vi saluto affettuosamente,
(lettera firmata)