Sulla questione delle piste sul marciapiede, riportiamo, in forma integrale, due
lettere di partecipanti al FirenzeInBiciforum , pubblicate sui due
principali giornali cittadini il 4 gennaio 2004.
Egregio assessore, apprendo dalla stampa dell’ennesima trovata pseudo ciclabile
fiorentina, quella di togliere spazio ai pedoni sul lungarno
Serristori/Cellini.
Non sono per principio contrario alle piste ciclabili sui marciapiedi: in quei
pochi viaggi fatti in europa ne ho viste, eccome. trovo che sia sciocco
(eufemismo) mettere pedoni e ciclisti in conflitto tra loro (altro eufemismo)
mentre per strada c’è lo spazio sufficiente per creare una corsia apposita per
le bici. Lei, che si vanta di essere un ciclista, non so davvero quanta pratica
abbia dell’andare in bicicletta, a giudicare dalle trovate che, devo dire,
continuano a sorprendermi (da piazza V. Veneto. al blocco del transito - pure
per le bici - davanti al consolato americano, alle piste ciclabili indecorose
appena donate alla cittadinanza, per arrivare alle nuove rastrelliere a spirale
che trasformano le bici in un groviglio di tubi colorati senza dare nessuna
protezione contro i furti). Mi piacerebbe anche che lei e i tecnici del comune
faceste una, dieci, venti volte (sarebbero sufficienti) i percorsi che lei
rivendica orgogliosamente nell’intervista a Repubblica del 28/12 scorso per poi
ripetere di fronte a testimoni, se ancora ne rimanesse convinto, la validità
dei percorsi delle piste ciclabili di Rifredi, del viale Europa e del viale
Morgagni. Lei, l’ufficio bici e il suo consulente sono a conoscenza che per il
decreto ministeriale 557 del 30/11/1999 la larghezza minima della pista
ciclabile è di 2,5 metri? Eppure qualcuno ha il coraggio di dire che è in linea
con il codice della strada mettendola su un marciapiede di quasi tre metri. I
pedoni devono forse camminare di profilo? E se qualcuno ha la borsa della
spesa? E non sa che lo stesso decreto, all’articolo 4 comma 5 dice che è
possibile fare i percosi pedo-ciclabili solo in questi casi: “I percorsi
promiscui pedonali e ciclabili, identificabili con la figura II 92/b del
decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, sono
realizzati, di norma, all'interno di parchi o di zone a traffico
prevalentemente pedonale, nel caso in cui l'ampiezza della carreggiata o la
ridotta entità del traffico ciclistico non richiedano la realizzazione di
specifiche piste ciclabili. I percorsi promiscui pedonali e ciclabili possono
essere altresì realizzati, previa apposizione della suddetta segnaletica, su
parti della strada esterne alla carreggiata, rialzate o altrimenti delimitate e
protette, usualmente destinate ai pedoni, qualora le stesse parti della strada
non abbiano dimensioni sufficienti per la realizzazione di una pista ciclabile
e di un contiguo percorso pedonale e gli stessi percorsi si rendano necessari
per dare continuità alla rete di itinerari ciclabili programmati. In tali casi,
si ritiene opportuno che la parte della strada che si intende utilizzare quale
percorso promiscuo pedonale e ciclabile abbia: a) larghezza adeguatamente
incrementata rispetto ai minimi fissati per le piste ciclabili all'articolo 7;
b) traffico pedonale ridotto ed assenza di attività attrattrici di traffico
pedonale quali itinerari commerciali, insediamenti ad alta densità abitativa,
ecc.”
Immagino che lei sappia che per il codice della strada un ciclista è obbligato a
percorrere la pista ciclabile dove questa è presente. Secondo lei è possibile
per un ciclista che vuol arrivare normalmente al lavoro, percorrere i
“marciapiedi ciclabili” di via magellano scansando chi aspetta l’autobus, chi
porta i bimbi a scuola e il flusso dei pendolari che si dirige verso la zona
industriale del Nuovo Pignone/Siliani/Ote? Secondo lei è utilizzabile una pista
ciclabile del genere per spostarsi in città o serve solo a fare delle prove per
il campionato mondiale di gimcana? Mi rendo conto che usare della buona vernice
bianca è meno costoso e impegnativo che fare delle vere e proprie corsie per i
ciclisti, magari adeguatamente protette dalle invasioni di auto e motorini.
Inoltre fa aumentare il numero dei chilometri di piste ciclabili cittadini. Ma
servono? A chi? Perché questa amministrazione continua a pensare la bicicletta
come un giocattolo domenicale? Si rende conto che già oggi ci sono migliaia di
fiorentini che utilizzano questo mezzo nonostante i bastoni tra i raggi che
questa amministrazione continua a mettergli? Lo sa che la pista ciclabile di
via Tornabuoni è stata “revocata” da un dirigente del comune? E’ possibile
senza istituire un percorso alternativo? E se qualcuno revocasse il viale
Strozzi, cosa succederebbe? E la pista ciclabile del Romito dov’è finita?
Perché si continua ancora a fare operazioni di facciata senza intervenire su
situazioni pericolose o problematiche? Potrei farle un lungo elenco, ma credo
che sia tempo sprecato, visto che, mi pare, non vengono mai prese in
considerazione le segnalazioni dei ciclisti, nonostante si faccia un gran
parlare di democrazia partecipativa.
Qualcuno sentiva la necessità della nuova pseudo pista ciclabile? E’ stato
scelto quel percorso perché qualcuno ha dei dati sui flussi dei ciclisti o
sugli spostamenti in auto che potrebbero essere fatti in bici? Oppure è stata
fatta semplicemente perché il marciapiede era un po’ più largo e la vernice non
costa molto? Non mi si venga a raccontare che è un pezzo del passante ciclabile
lungo l ’Arno, perché saltare da un lato all’altro del fiume non è un percorso
che un ciclista intelligente si metterebbe a fare. A meno che non abbia tempo
da perdere o che usi la bicicletta per passare la domenica. Esattamente come
credo che l’amministrazione comunale consideri i ciclisti fiorentini: dei
simpatici perditempo che se avessero qualcosa di importante da fare farebbero
la fila in macchina. Come le persone perbene.
Sono indignata, come cittadina, come pedone e infine come ciclista. Parlo della
recente trovata della ‘pista ciclabile’ sul marciapiede del Lungarno
Serristori. Solo una mente deviata può avere ideato un tale stratagemma per
rendere ancora più difficile la vita a tutti noi che abbiamo rinunciato alla
macchina come mezzo di trasporto cittadino.. Perché respingo con orrore questa
non soluzione della pista sul marciapiede?
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Perché infelicita i pedoni che, costretti sui bordi del marciapiede, devono
camminare in fila indiana per non invadere la corsia riservata alle biciclette.
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Perché il ciclista, che prima poteva passare velocemente sulla carreggiata in
quel tratto di strada in quanto non ci sono macchine parcheggiate, ora è
costretto a fare la gincana tra pedoni, mamme con le carrozzine, e utenti in
attesa dell’autobus.
Chi sostiene che questo sia una soluzione per il traffico ciclistico può essere
soltanto uno che non usa la bicicletta per gli spostamenti quotidiani, mentre
chi ha scelto di adoperare la bici come mezzo di trasporto, non dev’essere
costretto a un’andatura da passeggiata domenicale perché confinato sul
marciapiede. Ci vogliono le corsie riservate alla bicicletta sulla carreggiata
se si vuole rendere più agevole e funzionale l’uso della bici come trasporto
rapido e ecologico. Se il nuovo ufficio della bicicletta non può trovare
soluzioni migliori della promiscuità ciclista/pedone, Firenze continuerà in
eterna ad essere una città non ciclabile.