Sulla questione delle piste sul marciapiede, riportiamo, in forma integrale, due lettere di partecipanti al FirenzeInBiciforum , pubblicate sui due principali giornali cittadini il 4 gennaio 2004.

Lettera di Patrizio Suppa
(indirizzata all'assessore alla moblità Vincenzo Bugliani, è stata pubblicata con numerosi tagli da La Nazione il 4 gennaio 2004; riportiamo la versione integrale).

Egregio assessore, apprendo dalla stampa dell’ennesima trovata pseudo ciclabile fiorentina, quella di togliere spazio ai pedoni sul lungarno Serristori/Cellini.

Non sono per principio contrario alle piste ciclabili sui marciapiedi: in quei pochi viaggi fatti in europa ne ho viste, eccome. trovo che sia sciocco (eufemismo) mettere pedoni e ciclisti in conflitto tra loro (altro eufemismo) mentre per strada c’è lo spazio sufficiente per creare una corsia apposita per le bici. Lei, che si vanta di essere un ciclista, non so davvero quanta pratica abbia dell’andare in bicicletta, a giudicare dalle trovate che, devo dire, continuano a sorprendermi (da piazza V. Veneto. al blocco del transito - pure per le bici - davanti al consolato americano, alle piste ciclabili indecorose appena donate alla cittadinanza, per arrivare alle nuove rastrelliere a spirale che trasformano le bici in un groviglio di tubi colorati senza dare nessuna protezione contro i furti). Mi piacerebbe anche che lei e i tecnici del comune faceste una, dieci, venti volte (sarebbero sufficienti) i percorsi che lei rivendica orgogliosamente nell’intervista a Repubblica del 28/12 scorso per poi ripetere di fronte a testimoni, se ancora ne rimanesse convinto, la validità dei percorsi delle piste ciclabili di Rifredi, del viale Europa e del viale Morgagni. Lei, l’ufficio bici e il suo consulente sono a conoscenza che per il decreto ministeriale 557 del 30/11/1999 la larghezza minima della pista ciclabile è di 2,5 metri? Eppure qualcuno ha il coraggio di dire che è in linea con il codice della strada mettendola su un marciapiede di quasi tre metri. I pedoni devono forse camminare di profilo? E se qualcuno ha la borsa della spesa? E non sa che lo stesso decreto, all’articolo 4 comma 5 dice che è possibile fare i percosi pedo-ciclabili solo in questi casi: “I percorsi promiscui pedonali e ciclabili, identificabili con la figura II 92/b del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, sono realizzati, di norma, all'interno di parchi o di zone a traffico prevalentemente pedonale, nel caso in cui l'ampiezza della carreggiata o la ridotta entità del traffico ciclistico non richiedano la realizzazione di specifiche piste ciclabili. I percorsi promiscui pedonali e ciclabili possono essere altresì realizzati, previa apposizione della suddetta segnaletica, su parti della strada esterne alla carreggiata, rialzate o altrimenti delimitate e protette, usualmente destinate ai pedoni, qualora le stesse parti della strada non abbiano dimensioni sufficienti per la realizzazione di una pista ciclabile e di un contiguo percorso pedonale e gli stessi percorsi si rendano necessari per dare continuità alla rete di itinerari ciclabili programmati. In tali casi, si ritiene opportuno che la parte della strada che si intende utilizzare quale percorso promiscuo pedonale e ciclabile abbia: a) larghezza adeguatamente incrementata rispetto ai minimi fissati per le piste ciclabili all'articolo 7; b) traffico pedonale ridotto ed assenza di attività attrattrici di traffico pedonale quali itinerari commerciali, insediamenti ad alta densità abitativa, ecc.”

Immagino che lei sappia che per il codice della strada un ciclista è obbligato a percorrere la pista ciclabile dove questa è presente. Secondo lei è possibile per un ciclista che vuol arrivare normalmente al lavoro, percorrere i “marciapiedi ciclabili” di via magellano scansando chi aspetta l’autobus, chi porta i bimbi a scuola e il flusso dei pendolari che si dirige verso la zona industriale del Nuovo Pignone/Siliani/Ote? Secondo lei è utilizzabile una pista ciclabile del genere per spostarsi in città o serve solo a fare delle prove per il campionato mondiale di gimcana? Mi rendo conto che usare della buona vernice bianca è meno costoso e impegnativo che fare delle vere e proprie corsie per i ciclisti, magari adeguatamente protette dalle invasioni di auto e motorini. Inoltre fa aumentare il numero dei chilometri di piste ciclabili cittadini. Ma servono? A chi? Perché questa amministrazione continua a pensare la bicicletta come un giocattolo domenicale? Si rende conto che già oggi ci sono migliaia di fiorentini che utilizzano questo mezzo nonostante i bastoni tra i raggi che questa amministrazione continua a mettergli? Lo sa che la pista ciclabile di via Tornabuoni è stata “revocata” da un dirigente del comune? E’ possibile senza istituire un percorso alternativo? E se qualcuno revocasse il viale Strozzi, cosa succederebbe? E la pista ciclabile del Romito dov’è finita? Perché si continua ancora a fare operazioni di facciata senza intervenire su situazioni pericolose o problematiche? Potrei farle un lungo elenco, ma credo che sia tempo sprecato, visto che, mi pare, non vengono mai prese in considerazione le segnalazioni dei ciclisti, nonostante si faccia un gran parlare di democrazia partecipativa.

Qualcuno sentiva la necessità della nuova pseudo pista ciclabile? E’ stato scelto quel percorso perché qualcuno ha dei dati sui flussi dei ciclisti o sugli spostamenti in auto che potrebbero essere fatti in bici? Oppure è stata fatta semplicemente perché il marciapiede era un po’ più largo e la vernice non costa molto? Non mi si venga a raccontare che è un pezzo del passante ciclabile lungo l ’Arno, perché saltare da un lato all’altro del fiume non è un percorso che un ciclista intelligente si metterebbe a fare. A meno che non abbia tempo da perdere o che usi la bicicletta per passare la domenica. Esattamente come credo che l’amministrazione comunale consideri i ciclisti fiorentini: dei simpatici perditempo che se avessero qualcosa di importante da fare farebbero la fila in macchina. Come le persone perbene.

Lettera di Judith Munat
(pubblicata da La Repubblica il 4 gennaio 2004).

Sono indignata, come cittadina, come pedone e infine come ciclista. Parlo della recente trovata della ‘pista ciclabile’ sul marciapiede del Lungarno Serristori. Solo una mente deviata può avere ideato un tale stratagemma per rendere ancora più difficile la vita a tutti noi che abbiamo rinunciato alla macchina come mezzo di trasporto cittadino.. Perché respingo con orrore questa non soluzione della pista sul marciapiede?

  • Perché infelicita i pedoni che, costretti sui bordi del marciapiede, devono camminare in fila indiana per non invadere la corsia riservata alle biciclette.

  • Perché il ciclista, che prima poteva passare velocemente sulla carreggiata in quel tratto di strada in quanto non ci sono macchine parcheggiate, ora è costretto a fare la gincana tra pedoni, mamme con le carrozzine, e utenti in attesa dell’autobus.

Chi sostiene che questo sia una soluzione per il traffico ciclistico può essere soltanto uno che non usa la bicicletta per gli spostamenti quotidiani, mentre chi ha scelto di adoperare la bici come mezzo di trasporto, non dev’essere costretto a un’andatura da passeggiata domenicale perché confinato sul marciapiede. Ci vogliono le corsie riservate alla bicicletta sulla carreggiata se si vuole rendere più agevole e funzionale l’uso della bici come trasporto rapido e ecologico. Se il nuovo ufficio della bicicletta non può trovare soluzioni migliori della promiscuità ciclista/pedone, Firenze continuerà in eterna ad essere una città non ciclabile.

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