Tra un anno e mezzo il Tour de France partirà da Firenze: una bella occasione per vedere da vicino la gara a tappe più prestigiosa del mondo. Premetto che non sono competente e che per me il ciclismo sportivo ha ancora ampi spazi misteriosi (per esempio: perché il campione ha bisogno dei suoi gregari per fare il campione? se sei un campione, parti, pedali e vinci, no?) e che più che con la velocità amo viaggiare in bici guardandomi in giro e facendo fotografie, ma tutto quel turbinio di carbonio e tessuti sintetici colorati ha il suo fascino. Rendo poi onore a Bartali e Nencini, alla cui memoria è dedicata questa partenza fiorentina.
Detto questo, leggendo qualche giornale mi pare di aver trovato un’onda di piena di retorica: da “l’appuntamento con la storia è fissato per il 29 giugno 2024” a “un sogno che si realizza, portare a Firenze uno dei tre eventi sportivi più importanti del pianeta con i mondiali di calcio e le Olimpiadi” per finire “con la sua disarmante bellezza, Firenze si è aggiudicata la Grand Boucle”.
Come dicevo prima, io non me ne intendo, ma basta una semplice ricerca su internet per trovare un’
intervista di qualche mese fa al direttore generale del Tour, dove dice chiaramente che per ospitare una partenza servono 200.000 euro e un arrivo 300.000. Il “Grand Depart”, come a Firenze, ha bisogno di “cifre più importanti”. Tutto qui. Indiscutibilmente, questo evento porterà molti turisti in città, tanto che qualcuno ha già fatto qualche conto: 83.000 presenze a Firenze e dintorni, 20 milioni di euro di guadagno al netto delle spese e 400 posti di lavoro.
Sono contento per questo evento, ma la retorica lasciamola stare: si tratta solo di un buon affare e un’occasione per ricordare due grandi campioni.