Danno i numeri


Ho letto l'intervista alla ciclofattorina che è stata multata dal suo datore di lavoro (un'entità soprannaturale chiamata “piattaforma”) perché secondo l'algoritmo (altra entità soprannaturale) lei pedalava troppo lentamente: 15 km/h di media. Nel mezzo alle polemiche sulle “zone 30” potrebbe sembrare una velocità soporifera, ma chi ha un minimo di dimestichezza con la bici e le sue velocità potrebbe dire alla piattaforma: sei mai stata in bicicletta?
Andare a 15 km/h di media in città (tacendo del borsone sul groppone) è una velocità di tutto rispetto considerando il traffico e i suoi cialtroni, i semafori pensati per le auto, le buche insidiose e le ciclabili penitenziali. Richiedere una velocità media (e sottolineo: media) tra i 21 e i 26 km/h significa istigare al suicidio o, nel migliore dei casi, a violare il codice della strada.
Eccoci al nocciolo della questione: vorrei invitare la signora piattaforma a pedalare per una giornata a 21 km/h di media, senza infrangere il codice della strada. Io non ci riuscirei, per cui se ci riesce, sono pronto ad applaudire.
Nel frattempo, sarebbe interessante capire se e come sia possibile ottenere legalmente i risultati richiesti. Tutti noi ogni tanto abbiamo l'esperienza di vedere qualcuno di questi fattorini che compie una manovra azzardata per fare una consegna, e il dubbio che i numeri richiesti siano fuori dalla realtà è concreto: troppo facile fare i fenomeni con le pedalate degli altri.
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