Lo dicono anche loro
giovedì 10 ottobre 2024 | di Patrizio Suppa
Uno studio della London School of Economics (che trovo sia piuttosto distante dall’ambientalismo “ideologico” aborrito da alcuni politici e giornalisti) mostra come l’avvento dell’auto elettrica sia utile per la riduzione delle emissioni, ma lasci intatte le altre problematiche del trasporto automobilistico: congestione, occupazione di spazio, incidentalità stradale e anche l’inattività fisica degli utilizzatori. Non che l’inquinamento dell’aria sia una bazzecola: a livello mondiale ogni anno muoiono quattro milioni e mezzo di persone (oltre 60.000 in Italia solo per ozono, NOx e PM2,5). Nello studio si punta molto sui danni causati dall’inattività fisica causata dall’uso dell’auto, elemento spesso trascurato o sottovalutato: è stato stimato che negli Stati Uniti aumentando del 10% l’attività fisica (camminare o andare a piedi a scuola o in ufficio, anche solo per arrivare ad una fermata del bus) permetterebbe di ridurre i costi sanitari dell’1% dopo tre anni. Nel Regno Unito il 40% degli spostamenti è entro poco più di tre chilometri, mentre il 70% è entro gli otto, distanze che si possono percorrere senza difficoltà senz’auto e ridurre il rischio di malattie cardiache, cancro, depressione o demenza. In Olanda uno studio ha mostrato come chi passa dall’auto alla bicicletta per brevi spostamenti perde 7 giorni di vita per gli incidenti stradali e altri 21 a causa dell’inquinamento, ma guadagna otto mesi (240 giorni) grazie all’attività fisica. E’ quindi importante tassare i carburanti per le loro emissioni, ma non dimentichiamo che cambiare le abitudini fa bene anche a noi stessi.
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