A differenza di qualche discutibile dichiarazione ministeriale, dopo un anno di “zona 30” ecco arrivare i
dati del Comune di Bologna: dimezzati i morti, tra i pedoni nessun morto e -16% dei feriti; ci sono stati -31% degli incidenti gravi, e poi -29% delle emissioni di ossidi di azoto e -5% di traffico. C’è stato un aumento del 5,9% degli incidenti che hanno coinvolto i ciclisti, a fronte di un aumento del 10% del totale dei ciclisti stessi. Un grande successo di fronte ai dubbi di chi teorizzava il blocco della città, i licenziamenti dei lavoratori arrivati tardi in ufficio e così via.
Noi lo sapevamo da un pezzo che le vere “zone 30” servono a rendere le città più vivibili e sicure, quindi niente di nuovo.
Non essendo uno statistico, mi hanno colpito alcuni dati facendo un confronto tra Bologna e Firenze, due città con un numero di abitanti paragonabile.
Bologna, con tutto l’impegno della sacrosanta Città 30 nel 2024 ha avuto 10 morti sulla strada. Firenze, con le zone 30 all’acqua di rose, ne ha avuti 8. Ogni morto per strada è sempre uno di troppo, ma questi due numeri sembrano in contrasto tra loro: sarebbe interessante approfondire i dati, facendo la differenza di incidenti, morti e feriti nelle zone 30 e nel resto della città.
Per curiosità mi sono messo a scorrere i dati a ritroso di qualche anno per le due città, e ho trovato numeri per me inspiegabili: a Bologna nel 2019 ci sono stati 11 morti, poi le chiusure per il covid hanno diminuito il numero fino al 2021 per poi risalire, mentre stranamente a Firenze i numeri sono saliti durante il periodo covid…
Ben venga la Città 30, da noi e altrove, per farci vivere meglio, ma la prima azione da prendere adesso è togliere l’assurdo divieto di misurare (e sanzionare) la velocità sui tratti di strada dove il limite è di almeno 20 km/h più basso di quello previsto per quella categoria di strada… come le zone 30.