venerdì 18 ottobre 2013

Alfa e omega, inizio e fine di ogni cosa. Non stiamo citando l'Apocalisse di S.Giovanni, ma ai Giardini Caponnetto effettivamente qualcosa comincia e qualcosa finisce, solo che non si sa bene che cosa inizi e cosa finisca. O almeno, non lo sanno i cartelli che vedete in foto.


La fine

Non vi si è abbassata la vista, non avete assunto sostanze proibite, non è un nostro fotomontaggio; sono cartelli veri e reali che voi, novelli San Tommaso, potete andare a toccare perché sono davvero incredibili. Sono ai giardini Caponnetto, sul Lungarno del Tempio, qui a Firenze.

 Analizziamoli, forse ragionando ci viene in mente il reale significato di questi cartelli. Siccome siamo ordinati, incominciamo dalla fine, o meglio dai cartelli di fine qualche cosa, quelli con la sbarra rossa di traverso. Il cartello di sopra, quello un po’ più grande, segnala la fine di un percorso promiscuo ciclopedonale, ovvero di una sezione nella quale ciclisti e pedoni devono convivere assieme. Ma il cartello di sotto segnala la fine di una pista ciclabile, dove i pedoni non sono ammessi!

Come dicevamo all’inzio, a partire da quel palo qualcosa finisce, ma non è molto chiaro che cosa finisca, se una ciclabile vera e propria o un percorso promiscuo.

Le persone più sveglie avranno già pensato “gira dall’altro lato e vedi cosa dicono i cartelli!”.

Che dicono esattamente quello che vedete nella seconda foto. Ovvero che iniziano contemporaneamente una pista ciclabile (cartello sotto), e questo tornerebbe, e una sezione suddivisa a metà fra pedoni e ciclisti! Non un percorso ciclopedonale, ma una ciclabile vera e propria affiancata da un marciapiede pedonale.


L'inizio

Tralasciando momentaneamente i cartelli di pista ciclabile (quelli blu con la bici bianca dentro), abbiamo che, da un lato, andando da Bellariva verso il centro città, avreste una pista ciclabile vera e propria con a fianco una parte esclusivamente pedonale: i due flussi sono separati; ma se dal centro città vi dirigete verso Bellariva, sarete arrivati alla fine di un percorso promiscuo, senza alcuna separazione fra ciclisti e pedoni. Siccome entrambe le cose non possono essere vere, a meno di non violare il principio di non contraddizione (il flusso dei ciclisti o è separato dai pedoni o non lo è), qualcosa non torna. Con l’aggravante che è presente anche un cartello di pista ciclabile che impedisce ai pedoni di percorrere quella strada e, di conseguenza, a sua volta contraddice e viene contraddetto da tutti gli altri cartelli.

Ci avete capito qualcosa? No? Beh, nemmeno per noi è tanto facile capire la sottile logica di chi ha messo tutti questi segnali.

L’unica cosa certa è che lì, in quel tratto lungo l’Arno, i ciclisti possono pedalare. Accontentiamoci di questo, sennò poi ci dicono che “i ciclisti sono degli inguaribili brontoloni inconentabili” o qualcosa del genere. Può essere, noi preferiamo dire che i ciclisti di FirenzeInBici amano le cose fatte bene e con criterio, a cominciare dalla chiarezza nella segnaletica.

Ad maiora!

Francesco Baroncini (testo) e Luca Polverini (foto)


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