venerdì 8 gennaio 2016
Il 3 gennaio il Corriere Fiorentino pubblica un'articolo a firma di Giulio Gori che contiene delle critiche al comportamento dei ciclisti sulla strada, il titolo è Anno nuovo, vecchia bici selvaggia
L'articolo è accompagnato da una breve intervista ad un nostro consigliere, che si può leggere qua sotto.
La risposta di Alessandro Cosci (presidente di FIAB FirenzeInBici)
Salve, mi chiamo Alessandro Cosci attivo ciclista urbano e Presidente di FIAB FirenzeInBici, un'associazione di promozione del ciclismo urbano e non che si muove nel territorio fiorentino.
Scrivo, a titolo personale, alla vostra testata locale in risposta al vostro articolo pubblicato Domenica 3 Gennaio con titolo "Anno nuovo, vecchia bici selvaggia".
Innanzi tutto trovo buona parte dell'articolo ben scritta, quindi la mia maggior critica va al titolo stesso. La mancanza delle infrastrutture destinate alla bicicletta, e il poco rispetto che gli viene riservato, è la principale causa della così detta "maleducazione" dei ciclisti. Il traffico e le strade di Firenze sono una giungla ed è normale che ogni persona si senta di dover rispattare le leggi di tale località.
Ritengo giusto chiarire che, quando parlate di statistiche sugli incidenti, vi riferite in generale agli incidenti in cui troviamo coinvolto un ciclista, nel vostro articolo invece sembra quasi trasparire che il totale di questi incidenti sono causati dai ciclisti e questo è un grave fraintendimento.
Il fatto che tutti gli utenti della strada debbano innanzitutto rispettare le regole dettate del buon senso ed, ovviamente, il Codice della strada è ovvio e trova tutti d'accordo. Ma quanti di questi utenti conoscono veramente il Codice?
Ovviamente il codice tutela la vita e gli "utenti deboli". Citare un'autista ATAF che dice di aver tamponato una biciletta penso che metta in chiara evidenza la poca attenzione alle distanze di sicurezza e soprattutto alla vita. La viabilità fiorentina è caratterizzata da vicoli stretti, nati in un’epoca in cui non si pensava a mezzi ingombranti. Via di S. Egidio, dove collocate il tamponamento del vostro esempio, può permettere il sorpasso solamente di veicoli a due ruote tra di loro. Un’autovettura, tanto meno un autobus, non può avventurarsi a sorpassare in una carreggiata che non gli permette di mantenere la distanza di sicurezza laterale imposta dal Codice ed, in primis, dal buon senso. La “colpa” quindi non è della ciclista che "sta nel mezzo”, intanto perchè chi tampona ha sempre torto (lo dice il codice ed anche le leggi fisiche), in casi come questi gli utenti deboli non potendo usufruire di corsie dedicate è ovvio che, per tutelarsi, debbano cercare di impedire un sorpasso che potrebbe mettere a repentaglio la loro vita.
A tale proposito sui social poco tempo fa un sedicente autista di autobus dichiarava di fare volutamente "il pelo alle bici" (allego screen della conversazione). In questo caso vale ancor di più ricordare che anche se ci si arrabbia, la vita ha precedenza su tutto.
Inoltre pure che il limite di velocità in centro è di 30 Km/h, quanti davvero lo rispettano, e quanto le bici effettivamente rallentano il traffico? Avete mai pensato ad invertire la frase?? Prendiamo ad esempio Via Nazionale, se invertissimo il numero di biciclette con il numero di autoveicoli, il traffico sarebbe più scorrevole, non trovate?
Addirittura nell'articolo si citano (usando come fonte la sola parola di un osservatore) bici che vanno a 30 Km/h sulle strisce, quindi come dite, non siamo così lenti da rallentare il traffico nella zona UNESCO...
Riguardo a questa ultima frase mi preme di ricordare che negli attraversamenti ciclabili e ciclopedonali hanno lo scopo di garantire la precedenza alla bicicletta, è scritto nel codice della strada (Art. 40). Questo sfugge alla maggior parte degli autisti, come sfugge che nel caso di attraversamento ciclopedonale (promiscuo per intendersi) la segnaletica è del tutto uguale a quella delle normali strisce pedonali, ma pure in questo caso la bici ha diritto di precendenza.
A proposito delle bici nelle corsie preferenziali per Autobus viene citata Via della Scala, ricordiamo che per codice della strada il ciclista sarebbe costretto a stare al "centro della strada", ovvero a cavallo fra la preferenziale, a destra, e la corsia per le macchine. Dovete quindi capire se una persona per sentirsi più sicura si schiaccia a destra. Anzi, dovrebbe essere il comune che, per tutelarne la vita, dovrebbe consentirglielo. Parliamo sempre di vie del centro cittadino, che è illogico interdireal transito delle biciclette.
Come aneddoto finale si racconta di un ciclista che scampanetta in Area Pedonale: come prima cosa bisogna vedere se l'ha fatto con maleducazione e in questo caso andrebbe biasimato, ma per codice della strada l'Area Pedonale è "zona interdetta alla circolazione dei veicoli, salvo quelli in servizio di emergenza, i velocipedi e i veicoli al servizio di persone..." (Art. 3). In primis è quindi area autorizzata alle biciclette (velocipedi), inoltre non si fa menzione che è ad uso esclusivo dei pedoni che, sempre per codice "devono circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e sugli altri spazi per essi predisposti; qualora questi manchino, siano ingombri, interrotti o insufficienti, devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione"(Art. 190). Per intendersi il principio che un'area pedonale sia carreggiabile è lo stesso che vieta alle bici di andare contromano in essa. Un tipico esempio di un'Area Pedonale dove i pedoni stanno sui marciapiedi, pensando d'intralciare il traffico se stanno in mezzo di strada è "Via Cavour", definita pedonale fino a Piazza S. Marco.
Ricordo infine che pure i taxi elettrici hanno un piccolo "clacson" per far notare la loro presenza, anche io ciclista devo fare notare al pedone la presenza di un pericolo, procedendo sempre ad una velocità che ne rispetti l'incolumità.
Riguardo alle bici "parcheggiate" sui marciapiedi ne riconosco la maleducazione, ma allo stesso tempo il comune dovrebbe provvedere ad una maggior presenza di rastrelliere nelle zone nevralgiche. Parlando poi del "caso Stazione SMN" volevo far presente che le rastrelliere in superficie sono del tipo "a molla" a cui si può attaccare solo la ruota anteriore e quindi non consone a lasciare la bici al sicuro in un'area poi poco raccomandabile.
La possibilità di andare contromano in bicicletta rimane un problema politico prima di tutto: le strade del centro di Firenze spesso non garantiscono i limiti di larghezza prescritti dal ministero. Senza scadere in frasi retoriche bisogna comunque far notare che la direzionalità delle strade, come è ben evidente in zona stazione SMN, è fatta realizzata per gestire i flussi di auto senza considerare le biciclette. Per spiegarsi meglio: i sensi di marcia in centro sono spesso creati in modo da svantaggiare le auto, nel caso della stazione buona parte delle vie hanno orientazione "centrifuga" e solo poche ne permettono l'accesso. Tale politica spesso induce il ciclista ad andare contromano o contro codice. Quindi prima di pensare a come cambiare/interpretare il codice della strada andrebbe pensato a come andrebbero riformulati i flussi del traffico considerando anche chi si muove usando come motore se stesso. Spero di poter un giorno parlare di persona con Voi per un confronto costruttivo mirato a trovare le migliori soluzioni ai problemi citati.
Cordiali saluti,
Alessandro Cosci
La risposta dell' avvocato Jacopo Michi
Gent.mo Dott. Paolo Ermini,
con riferimento al Suo Preg.mo articolo in data odierna mi siano consentite alcune considerazioni:
Una è di carattere generale: spiace davvero che il giornalismo di inchiesta, di cui dovrebbe essere espressione l'articolo a firma del Suo Collega Gori, non contenga riferimento alcuno a dati o statistiche (es: sull'impatto della mobilità ciclistica sulla riduzione degli inquinanti; sul numero di incidenti cagionati dai ciclisti; sul numero di ciclisti vittime [incolpevoli] della strada), bensì si basi su considerazioni personali, forse derivanti da una scarsa conoscenza delle complesse tematiche della mobilità urbana.
Ciò detto, in merito ai tre punti (alle "tre cadute") della Sua risposta, rilevo quanto segue:
1) Con il primo punto, in buona sostanza, si sostiene che i fruitori dei diversi mezzi di trasporto debbano essere messi sullo stesso piano. Il Suo ragionamento sembra dimenticare, tuttavia, che l'impatto in termini di costi sociali dei vari mezzi di trasporto non è identico. Dati ISTAT (2012) confermano, ad esempio, che per 0 persone uccise da ciclisti, ci sono almeno 200 ciclisti uccisi da mezzi a motore. Per non parlare, poi, dell'impatto a livello di inquinanti.
2) In merito alla seconda argomentazione (sulla asserita superiorità morale di cui si farebbero portatori i ciclisti), sarei davvero curioso di leggere quali sono le lettere cui pretende di far riferimento. In ogni caso, in una città in cui ci sono decine di morti l'anno a causa del traffico (in via diretta) e centinaia (in via indiretta), c'è evidentemente chi preferisce guardare il dito (la maleducazione dei ciclisti) e non la luna (il traffico motorizzato).
3) Quanto al punto 3, laddove afferma che "Invocare il confronto con altre città dove è ammesso procedere con le bici in controsenso è ridicolo: confrontiamo allora anche l’ampiezza delle strade", Le manifesto davvero la mia solidarietà. Lavorare al Corriere Fiorentino evidentemente Le ha impedito - negli ultimi anni - di viaggiare nel nord Europa. Se lo avesse fatto, infatti, avrebbe facilmente constatato che Firenze non è l'unica città medievale d'Europa e che in gran parte delle città medievali di Europa (con strade, anzi vicoli, della medesima larghezza) il doppiosenso tranne bici è consentito ed incentivato.
Restando nell'attesa che il Suo Ill.mo Giornale dedichi la stessa attenzione anche alla maleducazione di Automobilisti e Scooteristi (che causano la la totalità dei morti per strada ed a cui si rivolge la gran parte delle inserzioni pubblicitarie sulla stampa locale....), invito pubblicamente il Suo quotidiano, per il Suo Ill.mo tramite, a farsi promotore di una giornata di incontro sul tema della mobilità ciclistica, in cui ci sarà modo di affrontare, con il contraddittorio che la delicatezza della questione richiede, tutte le problematiche da Lei segnalate.
Sarebbe senza dubbio un incontro positivo per tutti gli utenti della strada, utile anche a sgombrare il campo da immotivati pregiudizi e diffidenze.
Nel frattempo, Le porgo i miei migliori saluti.
Avv. Jacopo Michi
La replica del Corriere Fiorentino
In data 7 gennaio, infine, il Corriere Fiorentino risponde alle molte lettere arrivate con un articolo pubblicato sulla versione on-line del giornale:
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/editoriali_e_opinioni/16_gennaio_07/tre-cadute-bici-richiamo-0dbc08a0-b52d-11e5-a97b-f7af45de027b.shtml