venerdì 15 dicembre 2006
Che significato dobbiamo dare agli avvisi di
garanzia inviati a Domenici, Martini, oltre a Del
Lungo e Artusa (assessori all'ambiente
rispettivamente del Comune di Firenze e della
Regione Toscana) e ad altri sindaci ed assessori
all'ambiente dell'area fiorentina per non aver
fatto abbastanza per contrastare l'inquinamento da
PM10?
La domanda è quanto mai legittima, anche perchè
la procura stessa ha fatto sapere che le indagini
effettuate sono più una provocazione, che non
l'anticamera di un rinvio a giudizio. Resta comunque il fatto che le indagini
sono comunque riuscite a muovere le acque, in un momento in cui si
parla più dei posti auto che si perderanno per la costruzione della tramvia che
non dell'inquinamento e dei sui drammatici effetti sulla salute.
Perchè le indagini
La legge dice che non adoperarsi per impedire
che accada qualcosa che si ha l'obbligo di evitare,
equivale a causarlo. Quindi è come se "i nostri"
avessero causato l'inquinamento da PM10. L'inquinamento da
PM10 (polveri sottili) è accreditato di
provocare a Firenze quasi 200 morti ogni anno; la procura stima che 130 di
questi conseguano direttamente dagli "sforamenti" del PM10, rispetto ai limiti
di legge. Una
vera strage. La legge consente massimo 35 giorni di
superamento, ogni anno, della soglia consentita di
50 µg/m3; Firenze ne ha totalizzati 78
nel 2005 (cfr. relazione Arpat [768k, zip con
PDF]).
Il balletto delle cifre
L'assessore Del Lungo sostiene che «Se
azzerassimo totalmente le emissioni di polveri
dovute al traffico automobilistico, al
riscaldamento e alle industrie il calo effettivo di
Pm10 sarebbe intorno al 15%. Molti documenti
parlano di una percentuale di 50 per cento di
polveri di origine naturale». Già vediamo una
contraddizione nella dichiarazione stessa (se metà delle polveri è di origine
artificiale, eliminandone le fonti dovremmo avere
una riduzione del 50%, non del 15%); ma questo è
giocare con le cifre. Per capire come stanno le cose, si osservi la tabella che
segue, relativa al 2005:
Valore |
Soglia attuale |
Soglia 2010 |
viale Gramsci |
Boboli |
Media annuale (µg/m3) |
40 |
20 |
40 |
29 |
Superamenti (giorni) |
35 |
7 |
78 |
18 |
Confrontando i dati della centralina di viale Gramsci con quella di Boboli (pur
sempre in città ma lontano dal traffico), vediamo che una riduzione
del 25% del PM10 (da 40 a 29 µg/m3 di media annuale) è più che sufficiente
per portare il numero di giorni di superamento nella norma. A proposito di
norma, la tabella
ci mostra anche un altro dato interessante: se le cose non cambieranno, fra 4
anni sarà fuori norma anche l'aria del parco di Boboli.
Il nodo della questione: «si poteva evitare?»
Potevano, cioè, gli indagati fare in modo che l'inquinamento fosse minore? La
risposta può sembrare scontata, almeno se la domanda è rivolta a noi di
FirenzeInBici, che da sempre proponiamo misure in favore della mobilità ciclistica,
il cui incremento comporterebbe una simmetrica riduzione dell'inquinamento. Ma in realtà la difesa degli indagati è
proprio quella che non potevano fare nulla di più di quello che hanno fatto. Il
sindaco di Sesto Fiorentino, in particolare, si domanda «che dovevo fare?
chiudere l'Autostrada del Sole?» [Lo avesse fatto... allora sì che il caso
sarebbe balzato sulle prime pagine dei giornali nazionali!]
E intanto... Domenici chiede aiuto a Roma
Il sindaco di Firenze chiede a Roma di stabilire "un piano organico di
intervento" per la lotta all'inquinamento (vedi comunicato stampa).
Non che sia sbagliato invocare delle misure condivise a livello nazionale; ma
farlo in questo momento, e non fare altro, appare come una misura dilatoria, un
modo per prendere tempo e trovarsi una giustificazione. Peccato solo che i 130
morti all'anno stimati dalla Procura non possono attendere i tempi della
politica.
Le soluzioni
Il PM10 deriva dal traffico e dal riscaldamento. L'ARPAT indica come fonti
del PM10, in quest'ordine: «veicoli diesel, ciclomotori e motocicli
(motori 2 tempi), traffico (usura freni,
frizioni, pneumatici, asfalto, risospensione),
emissioni industriali, impianti termici a
combustibili liquidi, combustione legna,
attività antropica generica»
Quindi poco dal riscaldamento, quasi in fondo alla lista e limitatamente alle
caldaie a gasolio. A Firenze moltissime caldaie sono a metano, quindi sul
versante del riscaldamento non ci si dovrebbe aspettare risultati eclatanti,
nemmeno da una massiccia campagna per la metanizzazione dei residui impianti a gasolio.
E' sul traffico che occorre
intervenire, allora. Esistono due possibilità di intervento: (1) far sì che il traffico produca meno
PM10; (2) ridurre il traffico.
Attualmente esistono tre possibilità per far sì che il traffico produca meno
PM10: (a) ostacolare la scelta della propulsione a gasolio; (b) favorire
l'adozione del filtro anti-particolato per i motori a gasolio; (c) rendere il
traffico più fluido. Considerato che
il mercato dell'auto spinge inesorabilmente verso il motore a gasolio
(che ormai ha superato il 50% delle vendite anche nel settore delle
autovetture), la strada (a) non sembra realisticamente praticabile. Resta quindi
la strada (b): se anche il filtro fosse obbligatorio, prima di vedere i risultati occorrerebbe
aspettare il ricambio del parco circolante. Tempi lunghi, insomma. E' comunque
probabile che la minor quantità di particolato emesso dai nuovi a motori a
gasolio (con filtro) sarà complessivamente annullata dall'incremento della percentuale dei
mezzi a gasolio rispetto al parco circolante. Quindi una partita pari. Va anche
detto che l'adozione dei filtri sarebbe comunque di efficacia parziale in quanto
agirebbe solo su un settore delle emissioni generate dal traffico (si riveda
l'elenco dell'Arpat). Il punto (c) è invece attuabile, ma esiste un solo
strumento per farlo: diminuire il traffico, il che ci riporta al punto (2) del
nostro primo elenco; qualcuno potrebbe proporre di costruire nuove strade, per
fluidificare il traffico, ma è cosa
nota che una nuova strada attrae nuovo traffico, con risultato opposto a quello
desiderato.
Alla fine di questa lunga disamina, per esclusione, esiste un solo sistema
per ridurre il PM10: ridurre il traffico. Punto.
Come ridurre il traffico
Domenici può anche chiedere a Roma piani e linee
guida; ma serviranno a poco, perchè la bacchetta magica non ce l'hanno neppure a Roma.
Ridurre il traffico significa "semplicemente" spostare quote di domanda di mobilità dal mezzo privato
a motore verso altri mezzi
di trasporto. Le alternative sono note a tutti: mezzo pubblico,
biciclette, piedi, e, per le merci, razionalizzazione del sistema di
distribuzione.
FirenzeInBici da sempre propone misure e soluzioni per incrementare la
mobilità ciclistica. Già portare la quota di mobilità ciclistica al 15% (dall'8%
stimato attuale) potrebbe costituire una buona metà della risposta ai problemi
di inquinamento di Firenze. L'altra metà deve arrivare dell'incremento del
trasporto pubblico. Tramvie e busvie sono indispensabili a questa città, chi vi
si oppone "a prescindere" è nemico della qualità dell'aria. Però il Comune deve,
da parte propria, lavorare in maniera organica ed pianificata; assistiamo invece ad
una sconcertante "navigazione a vista" anche quando si tratta di progetti
importanti come quelli della tramvia. Come è possibile, ad esempio, progettare
la linea 3 preoccupandosi della perdita di posti auto dei residenti
solo a progettazione definitiva conclusa, e solo quando il problema è sollevato da
irosi comitati di cittadini?
Come ridurre il traffico da domani
Le misure per una riduzione strutturale avranno però effetto solo su tempi
medio lunghi. Prima di allora, come è possibile rispondere alla emergenza
sanitaria determinata dall'inquinamento da PM10? la prima mossa è individuare,
fra tutti gli interventi necessari a favore del mezzo pubblico e delle bici,
quelli che possono essere attuati in poco tempo e con poca spesa, e quelli per
ci sono già progetti e finanziamenti e che aspettano solo un "sì". Quindi
avviare questi provvedimenti senza indugi. La seconda mossa, dolorosa per molti,
ma necessaria e decisiva, almeno sul brevissimo termine, è quella di varare una
politica di blocchi del traffico strutturali tale da riportare la qualità
dell'aria entro i limiti di legge. Altre possibilità non ci sono.
Gianni Lopes Pegna
(l'autore è presidente dell'associazione FirenzeInBici ONLUS)